Libri e pellicole in
passato hanno introdotto un certo sospetto verso la sicurezza dell'impiego di
nanotecnologie, illustrando tragicamente cosa potrebbe succedere, per esempio,
se eserciti di nanomacchine costruite con avanzati mezzi tecnologici, sfuggissero
al controllo umano per attaccare il mondo, iniziando dai loro creatori.
Preoccupazioni meno
cinematografiche e più vicine al nostro quotidiano, si esprimono per quanto
concerne eventuali effetti indesiderati sull'uomo e sull'ambiente, che sostanze
di piccolissime dimensioni, come le nanoparticelle, potrebbero causare
penetrando nell'organismo degli esseri viventi e portando ad un ulteriore
inquinamento ambientale.
La caratteristica di
molte sostanze ridotte a nanodimensioni, porterebbe queste sostanze, inermi
nelle loro dimensioni originali, a cambiare chimicamente e fisicamente
comportandosi in maniera diversa, da questo i vantaggi, ma anche i potenziali
rischi.
Il Professor Kenneth A.
Dawson, Direttore del Centro Bionano Interactions (CBNI)all'University College
di Dublino, presente al Forum "The Future of Science" tenutosi a Venezia dal 16 al 18 settembre 2012, fece notare che
dato l'interesse suscitato dalle nanotecnologie fin da subito, anche i rischi
sono stati presi in considerazione con lo stesso tempismo e che uno degli
aspetti da verificare, sia il grado in cui le nanoparticelle si accumulano
nell'organismo dell'uomo.
Con lo stesso proposito,
il Dottor Chu Wing Lam del Wyle Laboratories di Huston, nel 2003 sostenne che
componenti inoffensivi di dimensioni micrometriche, possono essere tossici in
scala nanometrica e che le nanoparticelle si possono depositare a livello di
molti organi umani: polmoni (provocando infiammazioni), nervo olfattivo (ma i
rapporti che lo confermavano non erano molti), altri rapporti suggeriscono che
possano penetrare nel tessuto celebrale ed alterarne la trasmissione, evidenzia
un potenziale assorbimento gastro-enterico e che l'esposizione sulla pelle
intatta di nanoparticelle possa entrare nel circolo ematico.
Il libro
"Nanophatology: the health impact of nanoparticles" pubblicato da Pan
Stanford, Singapore, illustra i casi di nanocontaminazioni.
Alcune priorità di
ricerca strettamente legate a salute ed esposizione umana per poter verificare
i rischi eventuali, sarebbero:
- Sviluppare metodi di
analisi e misurazione con materiali certificati standard per la verifica;
- Esplorare i meccanismi
cellulari e molecolari per determinare eventuali tossicità;
- Migliorare le
conoscenze di trasporto ed assorbimento di nanomateriali nell'organismo;
- Sviluppare metodi di
studio della dose interna;
- Sviluppare test validi
per la valutazione della tossicità;
- Determinare specificità
degli effetti caratteristici;
- (....).
Legambiente distingue tra
nanostruttura in forma di particelle libere e quelle inserite in una struttura
più ampia con possibilità di dispersione più limitata. Il rischio maggiormente
legato a quelle di forma libera, si presenta, come già accennato, nella
possibilità di penetrare nel sangue, polmoni e pelle degli organismi viventi e
diffusione nell'ambiente in modo incontrollato.
Per quanto riguarda i
rischi in campo medico, stesse sono le perplessità che si fondano sulle
caratteristiche innovative delle nanoparticelle, le piccole dimensioni che
permettono di raggiungere le cellule e la mutevolezza del materiale dallo stato
originale allo stato nano.
In un recente studio
americano pubblicato sulla rivista scientifica Pnas, i ricercatori della
Northwestern University, hanno svolto ricerche con l'utilizzo di nanosfere per
confondere il sistema immunitario e poter penetrare le barriere della pelle,
entrando nelle cellule e poter agire sui geni responsabili di forme di tumore
cutaneo e di altre malattie legate alla pelle. La terapia con nanoelementi è
stata sperimentata su topi e con cellule di pelle umana coltivata in vitro, con
risultati che sembrano promettenti.
Roberto Cingolani,
Direttore scientifico dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova spiega che
gli esperimenti condotti fino ad ora in laboratorio su modelli animali e su
cellule umane non hanno evidenziato rischi gravi, ma che esiste qualche sospetto di tossicità riguardo ad
alcune nanoparticelle in determinate condizioni, evidenzia che non bisogna
essere nè allarmisti e nè superficiali e che per ogni nanomateriale sia
necessario verificare che non interagisca in modo dannoso con l'organismo.
Ancora serve tempo alla
ricerca per poter definire i rischi, sebbene vi sia la prospettiva in caso che
eventuali rischi siano evidenziati in campo medico, di utilizzare la stessa
nanotecnologia per risolvere i problemi che potrebbero invalidare la cura o
addirittura essere rischiosi per la salute del paziente.
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