UNA CONTROVERSIA PERCHE'...

Esistono poche informazioni in merito ad una complessa tecnologia in sviluppo per le cui applicazioni non è ancora disponibile una definitiva regolamentazione; inoltre, una visione positiva verso l'utilizzo di tali tecnologie, crea una spinta favorevole al suo utilizzo in contrapposizione al freno del sospetto per eventuali rischi ambientali e legati alla salute...questo crea la tensione che dà origine alla controversia

martedì 13 novembre 2012

Possibili rischi

Libri e pellicole in passato hanno introdotto un certo sospetto verso la sicurezza dell'impiego di nanotecnologie, illustrando tragicamente cosa potrebbe succedere, per esempio, se eserciti di nanomacchine costruite con avanzati mezzi tecnologici, sfuggissero al controllo umano per attaccare il mondo, iniziando dai loro creatori.
Preoccupazioni meno cinematografiche e più vicine al nostro quotidiano, si esprimono per quanto concerne eventuali effetti indesiderati sull'uomo e sull'ambiente, che sostanze di piccolissime dimensioni, come le nanoparticelle, potrebbero causare penetrando nell'organismo degli esseri viventi e portando ad un ulteriore inquinamento ambientale.
La caratteristica di molte sostanze ridotte a nanodimensioni, porterebbe queste sostanze, inermi nelle loro dimensioni originali, a cambiare chimicamente e fisicamente comportandosi in maniera diversa, da questo i vantaggi, ma anche i potenziali rischi.
Il Professor Kenneth A. Dawson, Direttore del Centro Bionano Interactions (CBNI)all'University College di Dublino, presente al Forum "The Future of Science"  tenutosi a Venezia  dal 16 al 18 settembre 2012, fece notare che dato l'interesse suscitato dalle nanotecnologie fin da subito, anche i rischi sono stati presi in considerazione con lo stesso tempismo e che uno degli aspetti da verificare, sia il grado in cui le nanoparticelle si accumulano nell'organismo dell'uomo.
Con lo stesso proposito, il Dottor Chu Wing Lam del Wyle Laboratories di Huston, nel 2003 sostenne che componenti inoffensivi di dimensioni micrometriche, possono essere tossici in scala nanometrica e che le nanoparticelle si possono depositare a livello di molti organi umani: polmoni (provocando infiammazioni), nervo olfattivo (ma i rapporti che lo confermavano non erano molti), altri rapporti suggeriscono che possano penetrare nel tessuto celebrale ed alterarne la trasmissione, evidenzia un potenziale assorbimento gastro-enterico e che l'esposizione sulla pelle intatta di nanoparticelle possa entrare nel circolo ematico.
Il libro "Nanophatology: the health impact of nanoparticles" pubblicato da Pan Stanford, Singapore, illustra i casi di nanocontaminazioni.
Alcune priorità di ricerca strettamente legate a salute ed esposizione umana per poter verificare i rischi eventuali, sarebbero:
- Sviluppare metodi di analisi e misurazione con materiali certificati standard per la verifica;
- Esplorare i meccanismi cellulari e molecolari per determinare eventuali tossicità;
- Migliorare le conoscenze di trasporto ed assorbimento di nanomateriali nell'organismo;    
- Sviluppare metodi di studio della dose interna;
- Sviluppare test validi per la valutazione della tossicità;
- Determinare specificità degli effetti caratteristici;
- (....).
Legambiente distingue tra nanostruttura in forma di particelle libere e quelle inserite in una struttura più ampia con possibilità di dispersione più limitata. Il rischio maggiormente legato a quelle di forma libera, si presenta, come già accennato, nella possibilità di penetrare nel sangue, polmoni e pelle degli organismi viventi e diffusione nell'ambiente in modo incontrollato.
Per quanto riguarda i rischi in campo medico, stesse sono le perplessità che si fondano sulle caratteristiche innovative delle nanoparticelle, le piccole dimensioni che permettono di raggiungere le cellule e la mutevolezza del materiale dallo stato originale allo stato nano.
In un recente studio americano pubblicato sulla rivista scientifica Pnas, i ricercatori della Northwestern University, hanno svolto ricerche con l'utilizzo di nanosfere per confondere il sistema immunitario e poter penetrare le barriere della pelle, entrando nelle cellule e poter agire sui geni responsabili di forme di tumore cutaneo e di altre malattie legate alla pelle. La terapia con nanoelementi è stata sperimentata su topi e con cellule di pelle umana coltivata in vitro, con risultati che sembrano promettenti.
Roberto Cingolani, Direttore scientifico dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova spiega che gli esperimenti condotti fino ad ora in laboratorio su modelli animali e su cellule umane non hanno evidenziato rischi gravi, ma che esiste  qualche sospetto di tossicità riguardo ad alcune nanoparticelle in determinate condizioni, evidenzia che non bisogna essere nè allarmisti e nè superficiali e che per ogni nanomateriale sia necessario verificare che non interagisca in modo dannoso con l'organismo.
Ancora serve tempo alla ricerca per poter definire i rischi, sebbene vi sia la prospettiva in caso che eventuali rischi siano evidenziati in campo medico, di utilizzare la stessa nanotecnologia per risolvere i problemi che potrebbero invalidare la cura o addirittura essere rischiosi per la salute del paziente.

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