La nanotecnologia nella medicina sì può
usare come strumento di diagnosi di una malattia come ci rivelano gli studi di
Neser e Perez ( ricercatori dell'Università della Florida) sul Morbo di Crohn o per la creazione di farmaci che contenuti in un
speciale involucro catalizzano e agiscono solo su un particolare tipo di
cellula.
Drug delivery systems (farmaci a rilascio controllato specifico)
I
farmaci a rilascio controllato e specifico, sono quei farmaci che
rilasciano il proprio effetto nei punti specifici dove vengono richiesti.
Dispositivi
di diagnostica
Secondo
una ricerca condotta da Saleh Neser e J. Manuel Perez, dell’Università della
Florida, sarebbe possibile mettere a disposizione dei medici un nuovo e potente
strumento per la diagnosi, in particolare per quanto riguarda alcune malattie,
fino a oggi difficili da individuare, come ad esempio il morbo di Chron. La
nuova tecnica coinvolge l’utilizzo di nanoparticelle, che, secondo quanto
rilevato dai primi test, consentono di
identificare gli agenti patogeni. Un altro significativo miglioramento riguarda la rapidità
di diagnosi: i test ideati da Neser e Perez possono infatti essere completati
ed esaminati nel giro di poche ore, mentre la tecnica diagnostica classica
richiede settimane o addirittura mesi prima di fornire un responso attendibile.
Lo strumento messo a disposizione dai ricercatori appare dunque efficace e può
consentire ai medici un intervento più
tempestivo e puntuale, fornendo un concreto sostegno alla loro sensibilità
di analisi e diagnosi.Naturale quindi chiedersi se la tecnica proposta possa essere ulteriormente estesa, per la diagnosi di altre malattie, fino a poter divenire, forse, uno strumento di uso comune, di supporto alla difficile attività dei medici. Il principio, a livello concettuale, pare generalizzabile: alcuni nanosensori, legati alle nanoparticelle precedentemente descritte, si muovono all’interno delle cellule del paziente, alla ricerca della molecola di interesse. Se tale molecola viene identificata, i nanosensori procedono all’estrazione di una piccola quantità di DNA, che consente di verificare se l’agente patogeno sia stato individuato correttamente.
Damiano Verda
http://www.nextme.it/tecnologia/biotecnologie/3556-nanotecnologie-salute
Un altro strumento di cui si parla nel video, che introduce il concetto di nanomedicina, è il microscopio a forza atomica inventato da Gerd Binnig, Calvin Quate e Christoph Gerber nel 1986.
Il microscopio di forza atomica (Atomic Force
Microscope o AFM) è oggi impiegato per
lo studio, alla scala delle dimensioni atomiche, delle superfici di composti di
varia natura: film sottili o spessi di materiali ceramici, materiali amorfi,
vetri, membrane sintetiche o biologiche, metalli, polimeri, semiconduttori, ecc. Il microscopio
a forza atomica è in grado di operare in
aria, in UHV e in liquido (campioni biologici) e di analizzare sia materiali
conduttori che isolanti. (…)L’AFM consente lo studio di dettaglio di fenomeni e
processi di abrasione, adesione,
pulizia, corrosione, incisione, fotolitografia, attrito, lubrificazione,
riguardanti le superfici.
Microscopia
di forza atomica
di Claudio
Massimo Colombo, Fabrizio Fontana e Vidal Barron
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