UNA CONTROVERSIA PERCHE'...

Esistono poche informazioni in merito ad una complessa tecnologia in sviluppo per le cui applicazioni non è ancora disponibile una definitiva regolamentazione; inoltre, una visione positiva verso l'utilizzo di tali tecnologie, crea una spinta favorevole al suo utilizzo in contrapposizione al freno del sospetto per eventuali rischi ambientali e legati alla salute...questo crea la tensione che dà origine alla controversia

martedì 13 novembre 2012

Dove si applica la nanomedicina?




La nanotecnologia nella medicina sì può usare come strumento di diagnosi di una malattia come ci rivelano gli studi di Neser e Perez ( ricercatori dell'Università della Florida) sul Morbo di Crohn o per la creazione di farmaci che contenuti in un speciale involucro catalizzano e agiscono solo su un particolare tipo di cellula.


Drug delivery systems (farmaci a rilascio controllato specifico)



I  farmaci a rilascio controllato e specifico, sono quei farmaci che rilasciano il proprio effetto nei punti specifici dove vengono richiesti.


Dispositivi di diagnostica


Secondo una ricerca condotta da Saleh Neser e J. Manuel Perez, dell’Università della Florida, sarebbe possibile mettere a disposizione dei medici un nuovo e potente strumento per la diagnosi, in particolare per quanto riguarda alcune malattie, fino a oggi difficili da individuare, come ad esempio il morbo di Chron. La nuova tecnica coinvolge l’utilizzo di nanoparticelle, che, secondo quanto rilevato dai primi test, consentono di identificare gli agenti patogeni. Un altro significativo miglioramento riguarda la rapidità di diagnosi: i test ideati da Neser e Perez possono infatti essere completati ed esaminati nel giro di poche ore, mentre la tecnica diagnostica classica richiede settimane o addirittura mesi prima di fornire un responso attendibile. Lo strumento messo a disposizione dai ricercatori appare dunque efficace e può consentire ai medici un intervento più tempestivo e puntuale, fornendo un concreto sostegno alla loro sensibilità di analisi e diagnosi.
Naturale quindi chiedersi se la tecnica proposta possa essere ulteriormente estesa, per la diagnosi di altre malattie, fino a poter divenire, forse, uno strumento di uso comune, di supporto alla difficile attività dei medici. Il principio, a livello concettuale, pare generalizzabile: alcuni nanosensori, legati alle nanoparticelle precedentemente descritte, si muovono all’interno delle cellule del paziente, alla ricerca della molecola di interesse. Se tale molecola viene identificata, i nanosensori procedono all’estrazione di una piccola quantità di DNA, che consente di verificare se l’agente patogeno sia stato individuato correttamente.

Damiano Verda
http://www.nextme.it/tecnologia/biotecnologie/3556-nanotecnologie-salute



Un altro strumento di cui si parla nel video, che introduce il concetto di nanomedicina, è il microscopio a forza atomica inventato da Gerd Binnig, Calvin Quate e Christoph Gerber nel 1986.
Il microscopio di forza atomica (Atomic Force Microscope o AFM) è  oggi impiegato per lo studio, alla scala delle dimensioni atomiche, delle superfici di composti di varia natura: film sottili o spessi di materiali ceramici, materiali amorfi, vetri, membrane sintetiche o biologiche, metalli,  polimeri, semiconduttori, ecc. Il microscopio a forza atomica è in grado  di operare in aria, in UHV e in liquido (campioni biologici) e di analizzare sia materiali conduttori che isolanti. (…)L’AFM consente lo studio di dettaglio di fenomeni e processi  di abrasione, adesione, pulizia, corrosione, incisione, fotolitografia, attrito, lubrificazione, riguardanti le superfici.

Microscopia di forza atomica
di Claudio Massimo Colombo, Fabrizio Fontana e Vidal Barron


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